Come ormai ampiamente noto, alla fine degli anni 60 anche in Italia si cominciò a respirare la nuova ventata musicale proveniente d’oltremanica che tendeva a rinnovare i canoni della musica di consumo destinata ai giovani.
I nuovi modelli ponevano la creatività musicale in primo piano rispetto all’allora vigente canone “ritornello-canzone” della durata prestabilita destinata al supporto 45 giri unicamente per scopi commerciali imposti dai discografici, e tendevano a sviluppare discorsi di più ampio respiro, creando in molti casi delle vere strutture concettuali collegabili per impianto alle opere musicali di matrice classica. Nessuno in Italia era veramente preparato a questo cambiamento, ma quello che ne risultò in seguito fu semplicemente straordinario. Nel paese del sole, del bel canto, dei mandolini e della pastasciutta, nasceva la musica d’avanguardia in seguito denominata ampollosamente progressiva, che ebbe una sua breve, ma intensa e vivace stagione, prima di cadere nel vuoto e risorgere dopo un buio decennale e venire glorificata dalla seconda metà degli anni ‘80, soprattutto in ambito collezionistico. Fra i molti gruppi che si cimentarono in questa nuova disciplina musicale ve ne fu uno che lasciò un segno indelebile e che possiamo, a ragione, considerare l’unica vera band hard rock italiana di rilievo di quel glorioso periodo: Il Rovescio della Medaglia.
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