Il teatro si riempie, le luci si attenuano e arriva lei, divina, ultima star del firmamento musicale italiano, icona gay, sulle note (dure) di Dai sali su. Indossa una giacca soprabito nera di paillettes e pantaloni attillati in tinta.
Il volto levigato è più dolce. Diverso da quello della ragazza del Piper, quella che cantava Ragazzo triste e che apparve in tailleur pantalone gessato per la prima volta in tivù nel 1966 a Scala Reale, la trasmissione abbinata alla lotteria di Capodanno. Caspita quanti anni sono passati! Ma non sarà stufa, di calcare il palcoscenico, per di più con lo stesso look di allora? E cosa c’entra questo pezzo rock con l’atmosfera da auditorium che ci avvolge? Non siamo mica in uno stadio? Mi domando. Allora mi metto a riflettere sulle volte che ho avuto modo di parlarle e di chiederle, per esempio, (grande fortuna che ho grazie al mio amico Roberto Bargero) quale sarebbe stata la scaletta del concerto, così come è capitato una sera di gennaio, nel bergamasco, del 1997.
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