Le canzoni del cuore * La prima cosa bella

Quando la semplicità e la bravura battono il “divismo”

Nicola Di Bari appare sulla scena musicale all’inizio degli anni Sessanta. Sin da subito gode di una discreta popolarità, partecipando a manifestazioni importanti come il Cantagiro e il Festival di Sanremo lanciando brani di un certo successo come Amore ritorna a casa e Amici miei.

Dotato di una voce bellissima, quasi uno strumento in grado di evocare profonde suggestioni ed emozioni uniche, nel corso dell’intero decennio, Nicola Di Bari, all’anagrafe Michele Scommegna originario di Zapponeta paesino del foggiano, non riesce mai ad emergere completamente. Nemmeno il passaggio dalla Saar alla più importante RCA riesce a compiere il “miracolo”; il pur bravo interprete pugliese sembra destinato a restare eternamente in una sorta di limbo artistico. Eppure tra il ‘67 e il ‘69 incide brani interessanti come Il mondo è grigio il mondo è blu (versione italiana di un brano del francese Eric Charden) e Se mai ti parlassero di me (rielaborazione di Smile di Charlie Chaplin). La ragione del mancato “feeling” con il grosso pubblico

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va ricercata probabilmente, nel suo aspetto fisico non proprio da adone, in un’epoca nella quale il divismo impone canoni estetici completamente agli antipodi dal suo. Le ragazzine del periodo impazziscono per i cantanti “belli e tenebrosi”, a cominciare da Mal dei Primitives, ma anche Renato dei Profeti e Maurizio Arcieri, ex New Dada. Per fortuna che a questo mondo nulla è definitivo e le mode cambiano, così come i gusti del pubblico. Nell’autunno ‘69 Nicola, in piena crisi, ma deciso a non mollare, compone una canzone intitolata La prima cosa bella, facendosi aiutare dal grande Mogol nella stesura del testo, mentre Lucio Battisti dà una grossa mano in sala di registrazione, suonando la chitarra ed elargendo preziosi consigli. Dopo un iniziale scetticismo, quelli della RCA, prima di “scaricare” definitivamente l’occhialuto cantante (visti gli scarsi risultati raggiunti fino a quel momento), decidono di concedergli un’ultima chance, inviando una “lacca” provvisoria del brano alla commissione selezionatrice del Festival di Sanremo ‘70.

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Chiara Campanella

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