La storia di un’innovatrice il cui nome non è scritto sui libri di musica ma che ha influenzato generazioni di musicisti dai Kraftwerk ad Aphex Twin. Le musiche del suo Dr. Who, rivelatosi successo planetario, proprio quest’anno, festeggia il mezzo secolo di carriera.
Non a tutti è dato di poter ottenere in vita il giusto riconoscimento del proprio lavoro. La storia delle arti, dalla letteratura alla musica, passando per la pittura, è costellata di Lovecraft e Van Gogh (tanto per citare due artisti distanti anni luce tra loro ma accomunati dallo spirito visionario delle loro opere, come dal fatto
che, in vita, faticarono a vendere anche uno solo dei parti della loro fantasia) ignorati dai loro contemporanei e riconosciuti solo dai posteri come maestri del genere. Vi sono però anche creativi sfortunati, ai quali sembra spettare solo un destino di indifferenza anche dopo la morte e che solo grazie alla riscoperta, che spesso consiste in una vera e propria ricerca tra le carte della memoria, di alcuni appassionati sembrano poter scampare all’oblio che la storia aveva loro destinato. Oggi vogliamo raccontarvi le vicende di un’artista che probabilmente, a livello inconscio, ha influenzato generazioni di musicisti ma che non ha mai avuto, se non in una cerchia ristrettissima di estimatori e curiosi, il riconoscimento che merita, se non altro per aver scritto un brano noto a centinaia di milioni di persone che ovviamente ignorano del tutto a chi tale brano vada ascritto: il suo nome è Delia Derbyshire.
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