Tra i molti generi musicali partoriti dalla smisurata creatività italica, ve ne fu uno che nella sua epoca riscosse un certo successo e che nonostante fosse infarcito di volgarità sessuali, parolacce e vilipendio a politica e religione, non subì mai l’intervento della censura, ma solo per il semplice motivo che erano produzioni non ufficiali, ovvero dischi prodotti e venduti clandestinamente.
In molti se li ricorderanno e li avranno certamente ascoltati e posseduti. Oggi sono comunemente chiamati trash records ma nel loro tempo, tra gli anni ‘60 e ‘70, non avevano una denominazione specifica; al massimo venivano chiamati “dischi sporcaccioni” o con altre terminologie dialettali
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